Alfredo Trentalange ex arbitro internazionale di calcio e responsabile del settore tecnico dell’Aia, è stato nominato nella commissione arbitri Fifa il 5 gennaio 2012. La commissione si occupa di applicare e interpretare le regole del gioco del calcio ed eventualmente proporre modifiche al Comitato Esecutivo. Inoltre designa e nomina gli arbitri e gli assistenti arbitrali per le partite delle competizioni organizzate dalla Fifa. Un importante attestato di riconoscimento per Trentalange che dichiara: “ Un grande onore per me e per tutto il movimento arbitrale italiano; questo riconoscimento premia il lavoro di Figc e Aia.” Laureato in Scienze motorie, Trentalange è stato vicecommissario alla Can C nella stagione 2004-2005. Dal 2006 riveste il ruolo di membro del Comitato Nazionale dell’Aia. Tutti questi importanti incarichi, premiano lo spessore, l’etica e la rettitudine dell’ex arbitro ma, soprattutto, dell’uomo Trentalange che, dalla primavera del 2008, è insegnante di religione presso le Scuole Salesiane, ”Edoardo Agnelli” di Torino. Egli è anche fondatore dell’associazione di volontariato AGAPE che si occupa di migliorare, attraverso lo sport, la condizione delle persone con disagi psichici. All’inizio di giugno dell’anno scorso, in occasione dell’inaugurazione del 1° Torneo di calcio “Il Palio dei Quartieri”, Alfredo Trentalange, coadiuvato dagli assistenti di linea che militano in Serie A, i signori Comito e Giachero, arbitrò la partita inaugurale disputata tra rappresentanti Rai contro Giornalisti, allo stadio “Primo Nebiolo” nel cuore del Parco Ruffini di Torino. Fu un’occasione di festa che, grazie anche al successo e ai consensi del numeroso pubblico, accorso alla manifestazione serale, seppe enfatizzare gli sforzi organizzativi sostenuti da Lucio Stella, ideatore e anima pensante di un evento che, per interesse calcistico e culturale, si prefigge di diventare in breve tempo, tra i più importanti Tornei della città Sabauda. Alfredo Trentalange, con la sua importante presenza, contribuì al successo di quella serata che, ci proponiamo, possa ripetersi a giugno di quest’anno in occasione dell’inaugurazione della 2° edizione del Torneo “Il Palio dei Quartieri”.
Trentalange, che impressione hai avuto del 1° Torneo di calcio “Il Palio dei Quartieri” che si è svolto a Torino a giugno dell’anno scorso?
“ Ho apprezzato il valore della tradizione di un Torneo che, tanti anni fa, quando si chiamava Palio delle Borgate, mi aveva visto arbitrare con l’entusiasmo del principiante. Ho un bel ricordo di quel periodo che, alle mie prime esperienze di direttore di gara, mi aveva dato la possibilità di mettermi in luce in una vetrina decisamente importante. Per me è stato un sogno realizzato, perché ebbi l’occasione di arbitrare partite ad altissimo livello. Poi, la tradizione e la cultura di un Torneo che era fatto soprattutto da appassionati veri del gioco del calcio, s’identificavano nello sforzo dei dirigenti che hanno fatto opera di volontariato e di crescita sociale. A quei tempi, il calcio, la scuola e l’educazione, erano tutto per un giovane. L’anno scorso ho visto una macchina organizzativa formidabile, nel senso che emergeva uno sforzo terrificante per riuscire a rendere moderna l’organizzazione di un Torneo di qualità, che resta tra i più importanti della città di Torino. Per me è stata una bella serata di festa, in cui ho rivisto con immenso piacere alcuni dirigenti che non vedevo da tanto tempo”.
Compatibilmente ai tuoi impegni professionali, ti farebbe piacere ripetere la stessa esperienza anche quest’anno, in occasione dell’inaugurazione della seconda edizione del Torneo il Palio dei Quartieri?
“Impegni permettendo, sarei ben lieto di ripetere quella bella esperienza. E poi, non dimentico l’attenzione verso la mia associazione di volontariato da parte dell’organizzatore Lucio Stella, una persona che sa fare le cose con attenzione e intelligenza. Per me non è solo un piacere, è anche un onore venire ad arbitrare la partita inaugurale”.
Tu che sei stato arbitro internazionale di calcio, come ti trovi a dover arbitrare partite tra dilettanti?
“Il calcio è il recupero dell’infanzia e, a differenza di quello che si crede, il calciatore è una persona con la P maiuscola, con le sue emozioni, le sue passioni, la sua forza, i suoi limiti, le sue fragilità, ed è lo stesso dai dilettanti fino alla finale della Coppa del Mondo. Su questo non c’è dubbio. E quindi, pur essendo andato in grandi stadi e arbitrato partite tra squadre di alto livello, quando si è lì, si corre e, soprattutto, si è tutti uguali nella passione e nell’atteggiamento. Certo, il calcio ad alti livelli va più veloce, ma per il resto non cambia nulla”.
Che cosa si prova a essere nominati nella commissione arbitri Fifa?
“ E’ una soddisfazione incredibile, un riconoscimento a tutto il movimento arbitrale italiano, ed è un sogno che rappresenta il massimo che potessi aspettarmi. Devo dire che, quando si afferma che la Fifa è un organo solo politico, non è vero. Questa nomina smentisce tutti, perché è stata premiata la tecnica. Un riconoscimento che non è solo mio , ma è di tutta la Nazione, dall’Aia, alla Figc, alla Fifa, che tiene conto dei meriti tecnici”.
Associazione AGAPE; ovvero, quando il pallone rotola a favore di coloro i quali soffrono di disagio mentale. Ci puoi parlare di questo tuo impegno nel sociale?
“Penso sempre di fare troppo poco, per quello che richiederebbe questo ambito. Tuttavia, la squadra di calcio dell’associazione continua a esistere. Fa un Torneo della UISP e si allena tutte le settimane al Cit Turin. A questo proposito, colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente il presidente Frau, il quale ci offre gratuitamente il campo di calcio, dandoci l’opportunità di allenarci in modo continuo. E poi, nell’ambito dell’Associazione AGAPE, ci sono tante altre iniziative a carattere sociale e culturale, organizzate per le persone affette da disagio psichico. La nostra, non è una grande associazione, tuttavia, nel nostro piccolo, cerchiamo di contribuire al bene sociale ”.
Come nasce il tuo interesse verso il recupero di persone con problemi psichici?
“Mi occupo di volontariato, da più di vent’anni. Per me è sempre stata una passione che, grazie al calcio, mi ha dato modo di capire che si possono aprire dei canali di comunicazione con persone che dalla vita hanno avuto pochissimo e che, normalmente, non svolgono una relazione con gli altri. E così, grazie al gioco del calcio, tutti hanno il diritto di cittadinanza, tutte sono considerate persone che giocano al pallone e che, soprattutto, danno un calcio a quella malattia terribile che si è impadronita di loro”.
Relazione ed empatia. Sono queste le chiavi necessarie per distendere ed entrare nella mente dell’ammalato?
“Si tratta di considerare l’ammalato come una persona e avere rispetto. Partendo da questi presupposti, si possono instaurare delle relazioni capaci di migliorare la salute mentale degli ammalati”.
“La follia è una condizione di vita, così come la ragione” celeberrima frase di Franco Basaglia, il medico propiziatore della chiusura dei manicomi. Sei d’accordo con questa affermazione?
“ Condivido pienamente questa frase, perché si deve fare forza sulla parte sana che c’è in ognuno di noi “.
Alfredo, cosa vuol dire amare gli altri?
“Pensare che gli altri siano persone come te. E’ stare dalla loro parte e avere rispetto per loro, così come l’abbiamo per noi stessi”.
C’è qualcosa che ti piacerebbe cambiare nel mondo di oggi?
“ Mi piacerebbe si potesse combattere con più efficacia la solitudine e l’ansia. Sono la vera malattia del nostro tempo. Due situazioni negative di vita, purtroppo presenti trasversalmente tra i bambini e gli anziani”.
Quanto è importante la tua Fede in Dio, alla luce di tutto ciò che fai nel sociale, anche per i tuoi amici affetti da disagio mentale?
“ E’ fondamentale, perché Fede e ragione vanno molto più d’accordo di quanto si possa immaginare. Poi, il riferimento a Dio fatto uomo, che si è calato in una realtà assolutamente umana, è indicativa della Fede. In fondo, Dio avrebbe potuto restarsene lassù a giocare a pallone, visto che i pianeti sono rotondi. E invece, è lui che ha deciso per primo di aprire i canali della comunicazione. Le prime parole dell’Apocalisse sono: “Dio parlò tutte queste parole, parlando” vuol dire che Dio, che poteva farsi gli affari suoi, decise invece di aprire i canali di comunicazione con gli uomini. Questa è la riflessione e l’esempio più eclatante, che c’induce ad andare incontro alle relazioni con gli uomini ”.
Cosa c’è dietro l’angolo per Alfredo Trentalange?
“La possibilità di condividere con gli altri le soddisfazioni che ho ricevuto da questa vita e, allo stesso tempo, far star bene tutti”.
Salvino Cavallaro